FOR YOU











Fabrizio Poggi raggiunge il numero 23, una cifra cospicua di album che hanno puntellato la sua lunga strada fatta di blues e chilometri, quello spazio apparentemente enorme tra le origini e un profondo credo, in continuo equilibrio tra la “sua” Italia e la “sua” America, il paese straniero più amato, e proprio per questo potenziale oggetto di critiche costruttive.

Ciò che Fabrizio mi ha raccontato nel corso della nostra intervista descrive nei particolari il nuovo disco, “For You”, e il suo pensiero incrocia le mie impressioni d’ascolto che vado a delineare.

“For You” è un disco quasi profetico, capace di diventare attuale in un momento di estrema emergenza come quello che stiamo vivendo, e questo nonostante la sua genesi risalga a momenti decisamente più sereni.
Mi viene da sottolineare che, nonostante si stia toccando oggi la punta dell’iceberg, la situazione di disagio, più o meno conscio, sia da tempo in crescita, mitigata da attimi di luce, un confortevole inverno della vita in cui gli spigoli taglienti vengono ammorbiditi da una spessa coltre di neve… ma poi ritorna la primavera, e i metalli acuminati riemergono, ferendo chi ne viene a contatto, senza particolari distinzioni, in modo quasi democratico.
In questo senso l’impegno specifico di Fabrizio Poggi si giustifica appieno all’interno del momento contingente, e ciò colpisce fortemente l’immaginazione colettiva, ma la sua azione avrebbe avuto la stessa valenza in momenti di calma apparente.

“For You” è dedicato ad una persona in particolare – Patrizia Longo -, vittima del virus ma, come sottolinea l’autore, il concetto di “dono” va ampliato e assume etichetta universale, un rivolgersi a chi è solo, bisognoso di affetti, in attesa di una mano protesa verso di sé o di una semplice parola di conforto, mettendo al bando le divisioni e l’egoismo di ogni tipo: l’amore tutto può, ed è questo il collante che Poggi utilizza per cementare le dieci canzoni dell’album.
Dopo anni di autarchia la produzione è stata affidata a Stefano Spina – compositore e polistrumentista -, collaboratore di lunga data (è suo il lavoro che ha portato Poggi e Guy Davis a competere con i Rolling Stones ai Grammy Awards nel 2018). Ma Spina si è spinto oltre, superando il lavoro di produzione e quello strumentistico, dedicandosi anche agli arrangiamenti e alla guida della band di riferimento.

Sono dieci i brani proposti, di cui sei arrangiamenti di canzoni tradizionali, più tre inediti e la title track scritta dall’amico Eric Bibb.
Conosco bene la corposa fase live di Poggi e della sua band, ma il lavoro in studio fornisce possibilità che portano ad ampliamenti sonori non sempre riproducibili dal vivo, e l’utilizzo dei fiati (sax e tromba) riporta a quelle immagini “cinematografiche” che l’autore definisce come “… un viaggio che parte dalle radici africane per approdare ad Harlem, un percorso senza tempo tra il Mississippi e New Orleans, tra la madre Africa e le scale antincendio dei vecchi fabbricati di New York tanto cari a Woody Allen e Spike Lee…”.

Percepisco questo nuovo lavoro di Fabrizio Poggi come fortemente contaminato, e pur mantenendo la matrice di riferimento – il basico blues -, non mancano forti sottolineature rock e jazz. Provo a sintetizzare gli aspetti musicali, brano dopo brano.

Apre “Keep On Walkin’” riadattamento di un pezzo tradizionale. La ricerca spasmodica della terra della libertà, un cammino che non deve conoscere soste.
Arrangiamento raffinato con un rimbalzo tra lo strumento “voce” e l’armonica, e con il sax pronto a delineare toccanti atmosfere jazz.
Segue “If These Wings”, altro riadattamento che propone un arrangiamento da brividi, e spinge verso terre lontane e storie antiche.
Si prosegue con la tradizione e con “Chariot”, una traccia “voce/basso/armonica” che musicalmente riporta alle ragioni e alla semplicità del blues… ma è una condizione che oltrepassa etichette e barriere temporali.
La rivisitazione di “Don’t Get Worried” conduce verso un deciso rock che presenta gli stilemi sudamericani e che mi ha ricordato il primo “Santana”. Brano coinvolgente.
Con “I’m going there” si ritorna al blues più atavico, una trama oscura in cui l’armonica di Fabrizio conduce il gioco e penetra in profondità.
“For You”, di Eric Bibb, è giudicata da Fabrizio “… la più bella canzone d’amore mai scritta…”. Un duetto tra voce/armonica e il pianoforte di Stefano Intelisano, con un arrangiamento di archi magico, una perla che suscita forti emozioni e che propongo a fine articolo.
“My name is heart” è un inedito dell’autore e vede l’entrata in scena di Arsene Duevi (chitarra e voce), straordinario musicista originario del Togo. Traccia caratterizzata dagli aspetti corali, dalla tromba di Luca Calabrese e da liriche di grande impegno.
“Just Love” è l’ultimo tradizionale, un giro di blues dove l’ukulele di Fabrizio si sposa ad aspetti più elettrici che trasformano il tutto in bisogno di dinamicità… muovere le gambe -oltre al cervello – sembrerebbe cosa naturale.
Altra chicca è “Sweet Jesus”, creazione di Fabrizio dal profumo quasi aulico negli intenti, ma dal ritornello “popolare” e accattivante.
In chiusura “It’s not too late”, che si apre con le parole di Arsene Duevi: “È tempo, Madre Terra piange, lacrima, urla. È tempo di udire la sua voce, guardare di nuovo il suo volto. È tempo, siamo in tempo. È tempo di fermare il tempo”.
Duetto vocale tra Poggi e Duevi per una canzone che rappresenta da sola il significato pieno di “For You”, un disco che non vuole calcare la mano sulla negatività che ci circonda, ma si focalizza piuttosto sul concetto di speranza, che in divenire diventa certezza, il convincimento che non tutto sia perduto per noi e per la terra in cui viviamo, e che si possa incidere sulle relazioni inadeguate che regolano il mondo, quelle che ritroviamo alla base di ogni stato di precarietà.

Nei dieci brani di “For You” c’è tutto questo… speranza, buoni propositi e un po’ di fiducia, perché non tutto e perso, e anche la musica ce lo ricorda!

L’INTERVISTA

Vorrei partire dal titolo dell’album: dalle note del comunicato ho letto che esiste un riferimento ben preciso, ma immagino che “For You” possa avere un significato allargato…

Sì, la dedica ha decisamente un significato molto più vasto. “For You” trascende il proprio significato per assumere un senso più lato, più universale: l’amore infinito. Ecco perché, come ho scritto nella copertina del disco, “For you” è un disco “per”.
Un disco per te, per noi, per tutti. Perché uniti ce la faremo.
È un disco per tutti coloro che sono preoccupati. Per chi si sente solo e perduto.
Ed è un disco per questa terra di cui prima o poi dovremo cominciare a prenderci cura, perché non è troppo tardi, davvero…
È un disco per chiunque abbia bisogno di sentirsi dire che qualcuno ha fatto qualcosa “per te”. Solo per te…

Mi ha colpito una chiosa riferita al tuo nuovo lavoro inserita in fase di presentazione, “Un disco quasi cinematografico…”: quale film vuoi raccontare col tuo 23° album?

Per me la musica ha sempre avuto qualcosa di cinematografico. Le canzoni hanno fatto da colonna sonora ai miei sogni: veri e propri film che mi aiutavano a vivere una realtà spesso difficile e complicata. E in questo disco a mio parere ci sono parecchie canzoni che potrebbero fare da colonna sonora a film veri o inventati. Io ho solo dato lo spunto. Lascio all’ascoltatore, come è giusto, la libertà di scegliere che film far girare alla propria immaginazione …

I temi sociali sono caratteristici del tuo impegno musicale, ma è tutto il blues che assolve alla funzione di racconto e al contempo di moderatore delle negatività, attraverso esempi concreti: che tipo di insegnamento possiamo trarre da questo periodo irripetibile, e come può aiutarci la riflessione fatta attraverso la musica?

“For you” è un disco purtroppo drammaticamente attuale, seppur pensato in un periodo che nulla lasciava presagire il dramma che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo oggi. È un disco resiliente. Resiliente come il blues. Una musica che da sempre, sin dalle origini infonde forza, speranza, fiducia. L’ondata di proteste che sta investendo gli Stati Uniti e di riflesso l’intero mondo occidentale ha riacceso l’attenzione sull’attualità delle tensioni razziali. Un’attenzione che per me non si era mai spenta. Sono ormai diversi anni che porto in giro lo spettacolo “Il soffio della Libertà”, con le canzoni e le storie che hanno fatto da soundtrack alle lotte per i diritti civili.
Con questo disco prosegue quindi il mio impegno civile allargandolo anche a temi ecologici e di giustizia sociale. Con questo disco voglio ricordare ancora una volta le parole “I HAVE A DREAM”,0 di Martin Luther King, quattro parole il cui profondo significato, espressione di valori universali, è ancora oggi, con il movimento “Black Lives Matterr” e il caso George Floyd dolorosamente valido. È attuale. Attualissimo.

Esiste a tuo giudizio uno spazio per rimediare ai nostri errori atavici?

“For You” è un disco di speranza. Sarò ingenuo, forse naif, ma a sessantadue anni io ci credo ancora. Credo ancora che la musica possa rendere questo mondo migliore. E lo dico ogni sera dal palco. C’è ancora tanta strada da percorrere per far diventare il sogno di Martin Luther King realtà ma io non ho perso la speranza e credo che le canzoni possano fare, ancora oggi, davvero tanto. Ognuno può fare ciò che vuole, ma io credo che sia un dovere per ogni artista cercare di rendere questo mondo più giusto e solidale. Non è per niente facile. Anzi è difficilissimo. E comprendo chi si arrende. Come dico spesso: “Se sarà la bellezza a salvare il mondo, io sono sicuro che il blues non si tirerà indietro e farà la sua parte”.

Ho trovato il tuo disco aperto a nuove soluzioni, una deviazione rispetto a schemi rigorosi, con larghi spazi alla contaminazione: come lo definiresti dal punto di vista musicale?

Per la verità io non sono mai stato un bluesman così rigoroso. Come per altro non sono poi così tanto rigorosi molti dei miei eroi musicali. Gente che ha fatto la storia del blues. Il blues stesso è una musica nata da contaminazioni infinite che continuano ancora oggi. “For You” è un disco che parte dal blues e dallo spiritual ma che poi, attraverso brani originali e canzoni senza tempo, si è arricchito di sfumature folk, jazz e rock. E c’è anche un po’ di world music. In questo disco ho voluto affrontare percorsi per certi versi inediti, almeno per me, ma che alla fine si sono dimostrati estremamente affascinanti.

Per la prima volta ti sei affidato ad una produzione esterna, quella di Stefano Spina: come giudichi l’esperienza?

Estremamente positiva. Per la prima volta nel mio percorso artistico ho affidato il disco a un produttore esterno: Stefano Spina, che un compositore e polistrumentista con cui collaboro da diverso tempo. È lui ad aver registrato il disco che mi ha portato con Guy Davis a sfidare i Rolling Stones ai Grammy Awards nel 2018. Ma Stefano Spina non si è limitato al lavoro di produzione, registrazione, missaggio e a suonare diversi strumenti tra cui batteria e tastiere, ma ha anche scritto tutti gli arrangiamenti e ha sapientemente guidato una band di formidabili musicisti.

Mi racconti qualcosa di Arsene Duevi, per me novità assoluta?

Lo era anche per me. È stato Stefano Spina a farmelo conoscere. Arsene Duevi è un musicista straordinario, dalla vocalità quasi sciamanica. È originario del Togo e con grande poesia e generosità ha donato la sua voce e la sua chitarra in diversi brani dell’album. Toccanti le parole da lui cantate nella sua lingua madre in apertura del brano che chiude il disco. Parole senza tempo. Perché non è troppo tardi per rimediare al male che abbiamo fatto al nostro pianeta.

Guardando la tracklist emerge come sei tracce siano riprese dalla tradizione: come è avvenuta la scelta?

Anche questa è una scelta che ricorre spesso nelle mie incisioni. E in questo seppur con infinita modestia condivido ciò che grandi come Woody Guthrie, Bob Dylan e tanti hanno fatto nel passato. Prendere brani tradizionali e interpretarli come se li avessi scritti tu. Qui viene fuori forse il mio lato più folk. E nella musica tradizionale ci sono così tante belle canzoni che è bellissimo riportare a nuova vita.

Il completamento dell’album è dato da un brano di Eric Bibb e da tue creazioni: puoi raccontarmi qualcosa a tal proposito?

I brani autografi sono in gran parte frutto anche questi della collaborazione con Stefano Spina. Di alcuni Stefano ha suggerito anche la melodia e qualche idea letteraria. Altri invece sono mie creazioni che Stefano ha vestito con bellissimi arrangiamenti. “For you” per me è la più bella canzone d’amore mai scritta. L’ha composta il mio amico fraterno Eric Bibb con cui ho condiviso incisioni e palcoscenici. È una canzone che ho sempre desiderato cantare. E ad Eric la mia versione è piaciuta molto, cosa niente affatto scontata. Ha addirittura paragonato la mia voce a quella del leggendario Chet Baker.

Problemi sanitari permettendo, come e dove proporrai “For You” dal vivo nell’immediato futuro?

Stiamo riprendendo solo ora l’attività live che per un musicista è come l’aria: assolutamente vitale. Ma stiamo navigando a vista. Progetti a lunga scadenza non se ne possono fare, ma spero di riuscire a portare questo mio nuovo lavoro un po’ dappertutto. Non vedo l’ora di collaborare di nuovo sul palco con Stefano Spina e con tutti i musicisti che sapientemente mi hanno accompagnato in questo incredibile viaggio: Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso, Enrico Polverari e Giampiero Spina alle chitarre, Pee Wee Durante all’organo, Tullio Ricci al sassofono, Luca Calabrese alla tromba e Stefano Intelisano al pianoforte. E naturalmente Arsene Duevi.



For You is Italian blues harp player, Fabrizio Poggi’s 23rd album. The Grammy-nominated Poggi has shared stages with numerous top blues artists all over the world, including The Blind Boys of Alabama, Eric Bibb, Sonny Landreth, Ruthie Foster and John Hammond. For You is a remarkably sensitive and inspirational work of gospel blues which draws you in magnetically and keeps you in wonder throughout the ten tracks of mostly traditional songs.
The liner notes say it’s an album “for you, for us, for everyone,” and clearly is designed to be an album for this present moment, when the whole world is reeling in the current health crisis. Fabrizio says that “together we can make it,” and that the music is “for those who feel lost when the wind of life blows too strong…for all those who are worried, who feel lonely and lost.” The songs, with their spiritual nature, are indeed songs of succour, of hope, of encouragement.
And, although these are songs you may be very familiar with, they’re brilliantly arranged and performed, with unexpected jazz and world music elements popping up to join the bluesy feel of the songs. Stefano Spina, who was the sound engineer on Poggi and Guy Davis’s 2017 Grammy nominated album which pays tribute to Sonny Terry and Brownie McGhee, has done a superb job, not only producing the album, but arranging the songs. (He also plays various instruments, including drums and keyboards).
The band on the album is superb and consists of Tito Mangialajo Rantzer on double bass, Enrico Polverari and Giampiero Spina on guitars, Pee Wee Durante on organ, Tullio Ricci on saxophone, Luca Calabrese on trumpet and Stefano Intelisano on piano. Arsene Duevi, vocals and guitar.
For You kicks off with the defiant Keep On Walkin’, with an unusual jazz arrangement, including some juicy work from the saxophone and trumpet. If These Wings starts mysteriously with the trumpet echoing in the background. It’s actually a much-changed version of Brother Claude Ely’s Ain’t No Grave Can Hold My Body Down, and Poggi’s well-phrased and earnest vocals combine superbly with the muted trumpet to strike a note of defiant hope.
Sweet Chariot swings into action with a throbbing double bass and is joined by Fabrizio Poggi’s harmonica, adding a lovely bluesy feel to this traditional spiritual. Poggi is a very accomplished harmonica player and one of Europe’s finest exponents of the blues. He also has a Hohner Lifetime Award, and has been twice a Blues Music Awards nominee, so we’d expect the harp work to be of a high calibre.
And it is. It fairly rocks in the upbeat Don’t Get Worried, tugs at the heart strings on the beautiful version of Eric Bibbs’ For You, and gets down and dirty on Just Love.
Throughout, Poggi handles the vocals with some aplomb – he’s an accomplished singer, as well as harp player.
There are two songs written by Fabrizio Poggi and another co-written with Stefano Spina. The beautiful My Name Is Earth, with its choir sounds, keyboards and trumpet all combined to great effect, is a paean to our planet and a stand-out song. Sweet Jesus is a joyful song of praise, again with Poggi’s harp complimenting his heartfelt singing.
The album closes with another thoughtful, hopeful song, It’s Not Too Late, with Fabrizio telling us, “we can change the world.”
Well, I think, we’d say Amen to that. And with music this inspirational to urge us on, just maybe we can.










BLUEBIRD REVIEWS Fabrizio Poggi – For You     Written by Giovanni “Gio” Pilato  Published: July 04 2020

Nobody would have ever predicted that, back in 2018, an Italian Blues artist would have reached a nomination to the most prestigious music award on earth, the Grammy Music Awards, particularly in a genre for which Italian music is not commonly associated with.

But when it comes to Harmonica Maestro and singer/songwriter Fabrizio Poggi, nothing seems to be unachievable, not even taking the Blues, with his fellow friend and hugely talented too Blues Artist Guy Davis, to the Red Carpet of music business with an album like Sonny & Brownie’s Last Train.

For years, Poggi has developed and mastered a unique musical language that combines the Mississippi Delta Blues traditions with different others coming from other parts of the United States, like Tennessee, Texas and Louisiana, in a format that allows the Italian Artist to express his deep love for Gospel and Spiritual through heartwarming melodies, surging from his remarkable skills as an Harmonica player.

The Italian artist, after many years spent exploring the roots and the core of a genre so close to his soul, had long thought on how he could expand and enrich his great admiration for the genre in other directions, by still being able to maintain his trademark Blues Harmonica sound and building around it a palace of new sonic layers that would embrace elements belonging to different styles like Folk, Jazz, Rock, Roots and many more.

Poggi’s plan has most certainly paid off and in such an impressive fashion, on his brand new record! His 23rd album, called simply For You and coincidentally released in the week where the Italian singer/songwriter celebrates his birthday too, it is a mesmerizing record not only because of the overall quality of the songs included in the new album but also for the imaginative and seductive musical approach taken by Poggi, in the making of For You.

In order to allow Poggi’s music to expand into new sonic territories, the Italian singer and songwriter has, for the first time in his career, worked with an external producer, Stefano Spina, a multi-instrumental artist who had previously collaborated with Poggi, solely as a musician, on earlier Poggi’s records.

Spina’s contribution, on Poggi’s new album, has been very important, in terms of writing all the arrangements for For You and also for being one of the major driving forces in directing the very talented cast of studio musicians playing on the Italian artist’s new record, like his long-time collaborator Enrico Polverari on guitar, Stefano Intelisano on piano, Pee Wee Durante on organ, Luca Calabrese on trumpet and Tullio Ricci on saxophone.

For You incorporates some of the most profound lyrics to date, written by the Italian Harmonica Maestro. From the heartwarming ballad that is the album title-track, (“…Just call my name, I’ll be there for you, just believe it… give me your dreams, together we can make them come true…) to the wonderfully dark and atmospheric song If These Wings (…there ain’t no grave that can hold my body down… what do you think I see? I see a band of angels and they are coming after me…), among others, Poggi manages perfectly to translate, through his lyrics, hopes and fears of modern society, suggesting, at the same time, to use music as the most natural remedy to our fragility and insecurity as humans and as a blanket of comfort to our everyday’s lives. 

Each song off Poggi’s new album is a journey on its own, as often happens with the Italian artist’s musical vision. But this time around, with For You, Poggi also provides, together with  his incredibly soulful Harmonica sound, a proper and truly inspired kaleidoscope of sounds which have always the Blues, in its foundations but it delves often into different sonic shapes and forms every time, in a very dynamic and creative way.

Fabrizio Poggi, through this breathtaking record, has taken another brave and massive step forward in his already outstanding career, proving once again that, when it comes to bring the roots of traditional Blues into more contemporary and diverse sounds, almost nobody, in the music business, does it quiet like the Italian Harmonica Master does.